DESCRIZIONE DELLA MOSTRA “Hypnotic Pink”
Artisti: Angelo Bertoglio/Simone Butturini/ Giulio Cassanelli/Guenter Pusch/William West/Albina Yaloza.
a cura di: Nicola Bigliardi
StayonBoard Art Gallery e Salute allo Specchio presentano l’Arte come cura dell’anima.
Il colore “rosa”, risultato di un atto di giudizio e non di un’operazione dei sensi (Ewald Hering), diventa quindi strumento sublime per esprimere il suono interiore dell’artista capace di agire sul corpo e cervello dell’osservatore, dando linfa e nutrimento al suo spirito.
Angelo Bertoglio concepisce il rosa come elemento da indagare in relazione ad altri colori. Le sue composizioni, costituite di una parte geometrica e una gestuale, sono da inquadrare come delle variazioni tonali, dove ogni colore viene percepito non in base e solo a se stesso, ma sulla relazione che ha verso gli altri, come se l’artista volesse comunicarci che solo nelle interazioni possiamo arricchire la nostra visione del mondo e la conoscenza di noi stessi.
Simone Butturini trova nel rosa la grazia e leggerezza poetica del quotidiano. Una tavola imbandita, dei letti sfatti e delle scarpe eleganti echeggiano alla joie de vivre dei piccoli momenti. Le pennellate brevi e veloci rendono la composizione sfuggevole in grado di farci avvicinare alla ricerca di quel momento, unico e ineffabile, di felicità. Giulio Cassanelli declina il rosa nella serie fotografica delle Pink Apples, dove l’attenzione riguarda la mela nella sua duplice valenza di oggetto denso di valori e semplice frutto del quotidiano, e nei Doodles, in cui con un approccio istantaneo dall’evidente sapore fotografico, l’artista intende catturare la sfuggevolezza dell’esistere attraverso l’interazione gravitazionale fra due materiali.
Il colore rosa in Gunter Pusch, steso mediante ampie macchie con tinte forti e pennellate spesse, agisce da contrasto al disegno geometrico e architettonico di elementi industriali, vegetali, umani e animali. Da un lato l’ordine tecnologico delle cose che entra nel flusso della vita, dall’altro il caos vitale che trova posizione nelle briglie umane. William West utilizza diversi blocchi e parti di marmi per necessità poetica, dove la contingenza si mischia a una concezione di scultura intesa come processo ecologico e circolare dove l’oggetto si scontra con le regole tradizionali della monumentalità, statuarietà e purezza dell’agire plastico.
Albina Yaloza rifiuta il “brivido” della novità tecnologica e dell’attualità utilizzando una tecnica fortemente artigianale come il linocut. La sua ricerca si fonda su tematiche sacre intese, non tanto da un punto di vista meramente religioso, quanto piuttosto spirituale, al fine di connettere lo spettatore a una sensibilità contemplativa dal sapore mistico.